Gabriele d’Annunzio orientalista. Intertestualità nella novella “Mandarina”

Carlo Leo

Abstract


L’articolo descrive l’evoluzione dell’orientalismo in Gabriele d’Annunzio, dalle cronache giornalistiche fin-de-siècle su simposi giapponesizzanti alla creazione letteraria di personaggi esotici per il suo primo romanzo, secondo l’influenza esercitata dalla contemporanea letteratura di viaggio francese. Nel corso della sua giovinezza, la passione per le ceramiche orientali, le lacche e i bronzi coincide con un interesse radicato per la prosodia giapponese. L’aspetto materiale è, in effetti, di fondamentale importanza: il collezionismo dannunziano di artefatti giapponesi è un’estensione dello stesso scrittore, un veicolo per le proprie fantasie e un’ispirazione per la prosa. Alla fine del diciannovesimo secolo D’Annunzio era impiegato come giornalista presso i più importanti quotidiani romani dell’epoca, curandone la cronaca mondana. Nella novella intitolata “Mandarina”, si fa beffa dei dettami dell’alta società che imponevano il collezionismo di prodotti artistici giapponesi. L’orientalismo dannunziano è documento di un’attrazione per le qualità esotiche e fantastiche della cultura giapponese, di un interesse per la maniera simbolica attraverso cui gli artisti giapponesi rappresentavano la realtà. Seppur muovendo sempre dal pregiudizio di una fondamentale superiorità italiana e appropriandosi degli elementi giapponesi come divertissement, D’Annunzio è riuscito a confezionare una novella sagace, nella quale si intravedono già temi, personaggi e ambientazioni del primo romanzo Il Piacere. Questo contributo, in definitiva, si concentra sull’intertestualità insita nella prosa giovanile dannunziana; analizza la maniera in cui lo scrittore ha reinterpretato una selezione di fonti francesi al fine di elaborare il suo discorso orientalista, attraverso lo sviluppo dei personaggi di Mandarina e del Cavalier Sakumi.



This article describes the evolution of Gabriele d’Annunzio’s orientalism, from fin-de-siècle chronicles of Japanese themed symposia to the literary creation of exotic characters for his first novel, informed by contemporary French travel literature. In his youth, the passion for oriental ceramics, lacquerware, and bronzes coincides with a deep interest in Japanese prosody. The material aspect is, indeed, most important: D’Annunzio’s collection of Japanese artifacts is an extension of the writer himself, a vehicle of his fantasies, as well as an inspiration for his prose. At the end of the 19th century, D’Annunzio was working as a journalist for the most influential Roman newspapers of the era, writing for the society page. In a short story titled “Mandarina”, he pokes fun at the dictates of high society and the craze for collecting Japanese art. D’Annunzio’s orientalism documents an attraction for the exotic and fantastic qualities of Japanese culture, an interest in the symbolic way Japanese artists represented reality. Although always operating from what he considered to be the high ground of Italian cultural superiority and appropriating Japanese elements as a divertissement, D’Annunzio succeeded in crafting a witty tale in which themes, characters, and settings of his first novel, Il Piacere, are already sketched out. This paper, ultimately, focuses on intertextuality in D’Annunzio’s early prose. It investigates how the writer reinterpreted a selection of French sources to elaborate his orientalist discourse, through the development of the characters of Mandarina and Cavalier Sakumi.

Keywords


D’Annunzio, orientalismo, Mandarina, Sakumi, collezionismo, intertestualità, orientalism, collections, intertextuality

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DOI: http://dx.doi.org/10.6667/interface.12.2020.109

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